Cotiakou - Benin - Africa 27/12/2012 - 14/01/2013



Fende Na Jerika Africa

Africa fa rima con ritmo e colori. Africa è vivere il tempo, non contarlo. Africa è incontro, spazio immenso per se stessi, dove camminare assume distanza che va al di là dei centimetri che separano la vista dal cuore. L’Africa è vivere con poco. Una vita semplice, lontana dai “disturbi occidentali”, dagli stress della città, dalle paure del fine mese. In Africa il fine mese comincia con ogni alba. L’Africa è la madre che si accontenta dell’essenziale, la salute e un pasto al giorno se le va bene.
L’Africa è il sapere delle piccole cose, il ringraziamento delle donne, le danze di gioia per l’ospite. L’Africa è il sorriso dei bambini che mi fanno pensare, gli sguardi che ti scrutano e gli occhi grandi come poster come a dire: “ci siamo anche noi…”
Africa è la mano stretta alla mano dell’amico, il posto di chi ha deciso di donarsi, il saluto della gente, lo scambio singolo di battute che va oltre il “ciao a tutti!”.
L’Africa è il libro di storia su cui dovremmo studiare, calcolatrice su cui fare i conti delle multinazionali, negozio d’abbigliamento avente come modelli i bambini nudi sotto un sole che scalda e che picchia forte.
L’Africa è il diritto negato allo studio, la religione che va oltre il credo, i segni della natura e le credenze popolari. L’Africa è il cambio di “stato” da bambino ad adulto, il luogo in cui non si chiede “che ore sono?!” o “quanti anni hai!”…  L’Africa è l’incantesimo spezzato con un capretto in sacrificio, emozionarsi per una caramella, la gioia di vedersi ritratti in una foto.
L’Africa è l’orchestra degli insetti che non ti fanno dormire, il sole che magicamente cambia colore, i tramonti che ti lasciano senza respiro. L’Africa è la terra della passione. Il continente senza orologio, gli appuntamenti ricordati dalle ombre di un albero o dal suono di una campana. L’Africa è la terra dei pazienti dove la polvere rossa come il sangue macchia vestiti ed anima. L’Africa è il monito per “noi ricchi”, è la voglia che ho di piangere quando io mangio e fuori i bambini giocano nella terra cocente a pancia vuota.
L’Africa è tenere in braccio un bambino che ha “paura” del bianco e che mi tocca la barba. L’Africa è il grido della coscienza quando butto il cibo o quando dico “non mi piace”. E’ l’incontro dei pragmatici di fronte all’inesorabile lento scorrere del tempo, l’ubriacarsi della gente che sfocia nella danza. L’Africa è il giudizio occidentale su una storia che non cambierà perché non la si vuole cambiare. E' il sorriso di chi tira a campare e quello di chi ha inventiva.
L’Africa è il peso sulla schiena delle donne, la culla dondolante dei neonati, l’acqua del pozzo che ristagna, i vestiti senza taglia. L’Africa è Dio pieno di sorrisi e lacero di dolore.
L’Africa sono le mani alzate, i cori dei canti, il suono dei tamburi, l’accoglienza della gente, i giocattoli in disuso,  il riciclo dei motocicli, le scarpe sfondate, le ciabatte infradito, i pozzi essiccati, la cucina povera, le torce, la birra artigianale, il fuoco, la paglia, i mattoni in terra, il sole, la stella del Sud, la pioggia, il vento.
L’Africa sono i calli nelle mani, i cani anoressici, le galline con il “segno di riconoscimento”, la fatica delle donne, le relazioni, le mani tese verso un bianco. L’Africa sono anche agglomerati che vorrebbero essere città ma che contano miseria tra le Hummer e i motorini Sanya. Il pugno in faccia climatico quando scendi in “aeroporto”, i topi, “i bagni pubblici in senso stretto”, la capitale senza “targa”. L'Africa non si può spiegare ma si può "vivere".
Da oggi un pezzo di Africa sono anche io…








































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