ARTICOLO ANTONIO PARISI - GREEN ECONOMIES: L’IMPATTO ECONOMICO-SOCIALE DELLE FONTI DA ENERGIE RINNOVABILI

  


Potrete leggere questo articolo sulla rivista FV FOTOVOLTAICI -La rivista italiana dedicata alla produzione di elettricità e calore dal sole n.5, settembre-ottobre 2012, in uscita nelle edicole e nelle librerie Feltrinelli e del circuito tecnico-scientifico e universitario il 15 settembre 2012.

Le vertenze mondiali, climatiche ed energetiche, da Rio a Copenaghen, sono risultate retaggio del tutto inadeguato e vittima di una logica di casta geografica, legata ad un modello verticistico ed entropico di fonte fossile. Per invertire una rotta ormai priva di alcun senso e passare ad una mentalità pulita e positiva, è necessario comprendere l’assioma che l'energia solare è tutrice della democratizzazione dei processi energetici, i quali devono divenire utilità accessibile a tutti, invece di preziose materie prime accessibili solo a poche, privilegiate caste.

Credo sia di fondamentale importanza passare al pensiero che Jeremy Rifkin ha battezzato “Politica della Biosfera”, in pieno dissenso con le guerre che hanno rubato la dignità a milioni di persone, al solo scopo di accedere all’oro nero.

Siamo giunti al capolinea della Seconda Rivoluzione Industriale che, sebbene abbia permesso un impetuoso sviluppo nell’arco di circa duecento anni, paga il grave guasto economico e sociale dell’iniquità. A tal proposito l’unica strada coerentemente percorribile risulta essere una visione energetica distribuita, interattiva e democratica, in una parola la “Terza Rivoluzione Industriale”.

A sostegno del presente oggetto, nel Dicembre 2011 ho illustrato in occasione dell’uscita della mia pubblicazione scientifica: “Valutazione d’azienda e Green economy”, i vantaggi applicati di un pianeta “sostenibile” al “sistema impresa” nel suo complesso, in termini di creazione di nuovi posti di lavoro, contenimento delle spese, miglioramento della qualità della vita.

Inquadrare l’argomentazione esclusivamente sotto il profilo etico-sociale, infatti, non deve distogliere l’attenzione dalle enormi possibilità che la Terza Rivoluzione Industriale sta creando in ambito occupazionale ed innovativo, con conseguente redistribuzione del reddito e benefici su larga scala.

La convergenza con il cyberspazio, in cui gli abitanti della Terra producono e scambiano continuamente informazioni, le nuove tecnologie e l’autoproduzione di energia, riflettono un cambiamento epocale e dipingono un quadro sostenibile e produttivo a tutto vantaggio del cosiddetto “capitalismo distribuito”. L’integrazione orizzontale, la quale prevede la presenza di tante piccole e medie imprese sul mercato associate nello stesso progetto, deve farsi promotrice di un allontanamento dalla filiera di tipo verticale, caratterizzata, invece, dalla presenza di un unico grande imprenditore che opera in regime oligopolistico o nella peggiore delle ipotesi monopolistico, causando sempre maggiori fallimenti di mercato e privazione della libera concorrenza.

La promozione delle energie rinnovabili, dunque, sta concretamente promuovendo la crescita industriale ed economica in un periodo storico contrassegnato da una violenta crisi, fungendo da volano per una concreta promozione di competitività e nuove attività professionali.

Come dimostra uno studio effettuato dall’osservatorio IRES-CGIL, i benefici derivanti dal nuovo modello industriale stimano un panorama roseo in termini di crescita, il tutto contornato da esternalità positive come il rispetto dell’ambiente, abbassamento della soglia di anidride carbonica nell’aria, maggiore professionalizzazione e maggiore produttività del lavoro.

Attualmente il settore delle F.E.R. (Fonti Energetiche Rinnovabili) nel nostro Paese conta, tra occupazione diretta ed indiretta, circa 100.000 unità, suddivise tra il reparto eolico con circa diecimila addetti, il solare fotovoltaico con circa seimila, biomasse circa venticinquemila, e la restante parte tra il settore geotermico, mini idrico e solare termico. Se si considera anche l’occupazione indotta i dati divengono decisamente molto più elevati. Risulta evidente pertanto, l’importanza di incentivare e sostenere lo sviluppo del distretto che al 2020 potrebbe annoverare tra gli addetti ai lavori, in base a stime realistiche, addirittura 250.000 unità. Gli elementi vengono peraltro confermati da un importante benchmark di riferimento come la Germania, al momento la nazione più importante a livello impiegatizio da F.E.R. che ha visto crescere le unità lavorative da 160.500 nel 2007 a 350.000 nel 2011.

Il modello pone le basi nel moltiplicatore Keynesiano che prevede lo stimolo di consumi ed investimenti allo scopo di accrescere la domanda aggregata, in modo tale che i ruoli, le competenze e le capacità dei vari ambiti divengano piattaforme su cui puntare per la crescita del P.I.L. nazionale. Dalle fonti IRES-CGIL rinveniamo una tipologia di professioni emergenti molto nutrita e numericamente distribuita tra il solare, l’eolico, le biomasse e le figure trasversali. Si tratta di 54 nuove figure che spaziano dall’ingegnere all’agronomo, al biologo ambientale, al tecnico di settore, esperto giuridico o installatore, e tanti altri. La lista completa si può rinvenire nel rapporto IRES-CGIL disponibile a questo link (pag. 130)

Altro processo di notevole rilevanza risulta essere il nuovo paradigma già iniziato ma in fase di seria implementazione, che permetterebbe la creazione del mercato unico dell’energia, favorendo, tra l’altro, la percezione e la conoscenza circa la regolazione della stessa, fino a pochi anni fa patrimonio concentrato nelle mani di pochi grandi imprese.

Il corso di apertura del sistema elettrico nazionale ha reso possibili nuovi impulsi di generazione di energia rendendo produttori energivori, oltre che consumatori, una serie di entità come le famiglie e soprattutto le imprese. Il tutto è stato possibile sicuramente grazie alle politiche di sostegno come il “Conto Energia”, ormai giunto alla sua quinta edizione, la quale rischia di arenare un carro ormai in corsa a causa di una repentina retromarcia innescata dall’attuale governo.

Tra i vari punti sicuramente in forte controtendenza noi come CETRI-TIRES, insieme a tante altre realtà, chiediamo a voce alta la modifica di alcuni articoli, tra cui i più importanti sono sicuramente: ripristino dello scambio sul posto e relativa vendita dell’energia sul libero mercato, annullato dalla bozza stessa; innalzamento della soglia applicabile per il registro degli impianti; certezza del riconoscimento della tariffa incentivante; concessione degli incentivi anche a stabili gravati da ipoteche; spostamento dei tempi sostenibili e di trasmissione della documentazione a favore dei beneficiari.

Per come è attualmente formulato il decreto rischia di interrompere prematuramente lo sviluppo industriale compiuto in questi anni.

Le attuali esigenze richiedono un sistema cooperante e bidirezionale, con immissione e prelievo all’occorrenza dell’energia, e distaccarsi dai circuito “a senso unico”, dall’alto verso il basso, secondo un’ideologia verticale ad “alta tensione” basata su un potere di imperio da parte dell’ente gestore. Con il nuovo sistema sarebbe la rete a dispacciare e bilanciare le produzioni e i consumi, integrando gli operatori e favorendo le cosiddette reti intelligenti o "smart grids". Le menzionate reti, una volta a regime, consentiranno di attivare la domanda rendendola parte attiva della rete, ottimizzare i costi riducendo la manutenzione, consentire diverse opzioni di ricerca energetica.

Nell’espletato circolo virtuoso si innescherebbe un vortice in cui tutti ci guadagnano a scapito solo dei generatori tradizionali fissili e fossili. Anche lo Stato, d’altro canto, se decidesse di continuare a sostenere il settore delle rinnovabili, in particolar modo il fotovoltaico, ci guadagnerebbe grazie all’effetto calmiere, ossia la tendenza delle rinnovabili a pesare molto di meno nelle tasche degli italiani nei mesi di picco e dunque in estate, periodo in cui l’energia da fonti tradizionali costa molto più della media annuale.

Il nostro Paese ricaverebbe anche maggiori introiti fiscali grazie alla creazione di nuove imprese, oltre a dare una bella sterzata in positivo ai preoccupanti dati economico-sociali, in gergo chiamati "disoccupazione".

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