I diari della Peppina - Portogallo in bici Maggio 2017



Day0: Siviglia - Lisbona attraversando l'Algarve in bici. Soli con se stessi è il modo migliore per risintonizzarsi con la vita, rivalorizzarne il gusto e la bellezza; un viaggio fuori e dentro che, periodicamente, salva e rispolvera l'anima.


Day1: Bologna di notte accompagna bene la solitudine dei passi che portano ad un nuovo percorso, una nuova avventura, un nuovo viaggio di cui sai solo la meta. Il contenitore è nelle tue mani e dentro ci metti quello che ti capita ma mantieni solo ciò che vuoi portare. Sono capitato vicino ad una violinista Pugliese emigrata in Spagna insieme al marito e ci siamo scambiati un po' di vite. Poi Siviglia, città straordinaria che mi da veramente un'ottima impressione. Il sole scotta e i km macinati a piedi amplificano calore e stanchezza fisica. Mi emoziono quando penso che di li a poco avrei preso il bus per l'ultima cittadina della Spagna, prelevato la mia bici per poi approdare via traghetto in Portogallo! Il tipo che me l'ha venduta è abbastanza allucinato! Peppina (la bici) ha qualche difficoltà, è anzianotta, frena a metà e non cambia le marce ma sono certo che insieme ci divertiremo! In Portogallo, perlomeno in questo paesino, parlano solo ed esclusivamente il portoghese e si ostinano a darmi spiegazioni in portoghese! La cosa figa è che è gente semplice. L'unico a comprendere che io non comprendessi la lingua è stato un vecchietto che mi ha accompagnato per 100 metri indicandomi la strada a gesti! Ora il tempo di cena e svengo nel letto che domani si comincia sul serio. Ciao belli 


Day2: avevo dimenticato il fuso orario portoghese e ho pensato la sveglia fosse impazzita, invece no, 7:00 ora locale! Preparo Peppina x bene, la mattina è freschetta. Pronti via. I primi 4 km sono buoni ed io mi illudo... mi sbaglio. Poi solo tante salite e strade dissestate e traffico. Decido di fare una strada interna, risolviamo solo le auto ma Peppina (la bici) ed io avvertiamo il colpo! Dopo 40 km in 5 ore a Tavira trovo solo un B and B a 43 euro. Rifiuto e vado avanti recandomi alla città successiva: Olhao. Arrivo più morto che vivo con i quadricipiti che vogliono scoppiare, abbronzato e come se avessi preso tanti calci in culo. Giro diversi ostelli ricevendo la stessa risposta: tutto pieno. Mi quasi convinco di passare la notte da qualche benefattore ma l'ultimo 2stelle ha l'ultima camera disponibile. Costa troppo. Contratto. Vinco. Uso le ultime energie per fare una doccia e svenire nel letto. Mi sveglio, caffè e giro in bici nella periferia. Lo faccio sempre e sempre vivo due città diverse con lo stesso nome. Un signore senza denti mi saluta e ricambio con un sorriso. Ricordo di essere fortunato e vado al porto. Prendo una birra e tutto sembra assumere un po' di senso. Per domani ho deciso: metà in bici metà piedi. Sveglia presto e avanti tutta. Ciao belli.



Day3: avevo previsto la sveglia alle 8:00, e meno male, stamattina vento forte e non proprio caldissimo. Questa avventura mi insegna, ancora una volta in modo diverso, la bellezza di chiedere informazioni mischiando diverse lingue, il gusto di perdersi, arrabbiarsi perché avresti potuto usare quelle energie sul percorso, ritrovare la strada. Tutti coloro con cui parlo e a cui racconto che la mia meta è Cabo San Vincent mi guardano, poi fissano Peppina (la bici), scuotono la testa e indicano la fronte martellandosela con l'indice destro! I primi 10 km, fino a Faro li faccio con forte vento contrario su una scorrimento veloce, unica percorribile. Vi giungo finalmente e, sebbene la periferia mi pare bruttina e senza poesia, il centro riserva grande bellezza. Peppina comincia ad avvertire la stanchezza più di me! Orfana di due raggi, uno per ruota, non mi fa mancare il brio della danza, in più per non ficcare sotto una imprudente signora ho tirato troppo forte e sono partiti i freni anteriori. Cazzo. Mancano ancora un bel po' di km. Incontro per strada un ragazzo che fa la mia stessa strada ma ha una bici da paura e senza 15 kg sul groppone. Mi dice che se vogliamo parlare devo accelerare. Peppina ed io abozziamo uno scatto ma il tentativo svanisce in fretta. Gli grido "you can go"! Finalmente giungo a Quarteira. Sebbene la stanza sia costosissima è la più "umile" che mi ha accolto al momento. Non ci sono neanche i detergenti in provetta, solo saponette con cui faccio doccia, lavo indumenti e persino i capelli! Ora sono "effetto cotonato" tipo Cugini di Campagna! Sono quasi le 18:00 ora locale. Finalmente pranzo/ceno con uno spaghetto alla Bolognese, poi passeggiata sulla spiaggia e poi m vaj a stip! Spero domani non ci siano troppe sorprese come oggi! Ciao belli!



Day4: la notte passa tra intervalli semiregolari di sonno/veglia scanditi dalle "urla prepoppate" del lattante vicino di stanza e gente che cazzeggia indisturbata in piena notte nella struttura. Parisi Advisor: posto scarsissimo. Colazione e si parte. Faccio anche i panini "tipo carta stagnola" a fine matrimonio. Lo zaino oggi è più leggero perché è molto freddo il vento dall'oceano e dunque mi sono superimbottito! Attraverso un posto dove sono attraccati super yacht, il più povero ha la Cayenne che usa per la campagna! Peppina (la bici) ed io non passiamo inosservati ma ci facciamo coraggio a vicenda con aria fiera e testa alta! Oggi giornata di forti salite e discese, forse la più pesante anche per via della stanchezza che comincia a farsi sentire. Posti strepitosi e vento costante. Le discese, che dovrebbero risultare manna dal cielo, le vivo come un incubo causa assenza freni anteriori, tanto che le mie adidas si stanno consumando nella parte interna per l'improprio uso di freno d'emergenza. Tutto torna nella vita, da piccoli era la normalità! In una sosta, mentre documento il mio viaggio con la selfie-bar, una coppia francese sulla cinquantina mi fa con sufficienza: "Italianò Narscisò"... accenno un sorriso e sollevo il pollicione che ha tutto il sapore delle storiche diatribe franco-italiche, che suona come un: "comprate due baguette almeno una la mangiate"! Peppina soffre da morire, oggi in piena corsa ha deciso di bloccare la catena mentre la ruota posteriore comincia a sfaldarsi. Così sosta forzata, grasso sulle mani e ripartenza. Mi fermo in varie spiaggette x recuperare un po' di forze. Bagno i piedi nell'oceano... un freezer naturale! Sono talmente bagnato di sudore da dover cambiare i pantaloni ma le mutande sono in fondo allo zaino e l'ultima oretta me la faccio senza! Finalmente Portimao, becco una super offerta su expedia e prenoto un 3stelle che mi rende felice manco fosse il Bilionaire! Ora doccia, cena e nanna che domattina devo far assolutamente sistemare i freni a Peppina prima di partire. Ciao belli!




Day5: Portimao ha un traffico allucinante, in più costa come Las Vegas e i ristoranti in periferia (sicuramente meno cari) sono frequentati da facce non proprio sincere. Così mi va di culo e trovo un take away dove prelevo circa 400 gr di spaghetti con la carne! Torno in hotel e ceno, poi passeggiata ed al rientro la reception mi fa parcheggiare di sua sponte Peppina all'interno che non si può mai sapere (ha detto). Ironia della sorte al sui fianco c'è una sedia a rotelle! Poi nanna. Finalmente ho riposato benissimo. Faccio anche colazione da campioni con susseguente prelievo in carta stagnola di beni primari! Il mio primo grande pensiero sono i freni di Peppina. Mi metto in cammino in questa città brutta come poche e dopo mille giri trovo finalmente un "borralho" (meccanico). Scortese unico mi viene da mandarlo a f... ma non posso, la mia compagna di avventure è più importante. Attendo lunghi minuti in cui un'operatrice ecologica messa maluccio, si ostina a parlarmi in portoghese! Bha! Dopo meno di un'ora la mia bici fedelissima è pronta ed io sono felice come un bambino con l'ovetto! Mi avventuro per le spiagge vista oceano dove fanno ognisport con tanto di bandierone Decathlon. Incontro un dislivello di cento metri salibile solo x le scale. Mi carico Peppina e lo zaino e salgo. Arrivo in cima come fosse stato un giorno di lavoro forzato ed un gruppo di spagnoli mi dice: "la cabeca"! Ed io penso: chi k... t canósc (ma non lo dico)! Mi riposo su una spiaggia e riparto. Mi scappa la pipì e approfitto dell'assenza di traffico ma il vento onnipresente me la spinge sulle scarpe. Cazzo ho solo queste. Sono quasi alla meta ma il fiume blocca il transito e devo ritornare indietro; è come quando a poker ti sfugge il quarto asso pizzicando le carte: ci credi fino alla fine e invece è un bluff. Quindi doppi km e doppio sudore. Forse sbaglio strada e mi ritrovo su una scorrimento veloce tipo quella che feci in Olhao-Faro, ma li Peppina era ancora in forma. Mi cago sotto e attendo il primo treno x la prossima città su cui carico chiaramente anche lei. Incontro un canadese cui hanno rubato una superbici da corsa e ne ha dovuto prendere un'altra. Gli spiego con scarso successo che sarà stato qualche mao mao! Peppina subisce il colpo di fulmine incontrando l'uomo (la bici) della sua vita ma per evidenti problematiche di età ed eredità deve abbandonare il corteggiamento... sono le 15:00 ora locale e mancano due ore alla meta. La strada è trafficata e fa cagare peggio della Salerno-Reggio Calabria. Faccio sosta in un bar gestito da un inglese che somiglia a Claudio Bisio, simpaticissimo anche lui, mi fa prendere bene e dimentico la stanchezza. Il sole picchia forte e l'altra sosta la faccio in un minimarket di un paese dimenticato dagli dei. Compro una mela e la divoro! Mi approssimo alla città e finalmente sono a Lagos. Trovo un'affittacamere in casa condivisa, sono talmente cotto che dico di si a priori. Siamo tre coppie nell appartamento, Peppina ed io, due giapponesi e due tedeschi. Non c'è il detersivo e lavo gli indumenti con lo svelto! Faccio doccia, spesa e cucino un bel piatto di pasta. Ciao belli!




Day6: Lagos è una città superbellissima. Sicuramente la più bella dell'Algarve. Dopo cena (ho preparato un maccherone al pomodoro) porto Peppina nel cortile così riposa bene anche lei, poi esco e mi trovo nel bel mezzo di un concerto esageratamente figo. Prima un gruppo indie rock e poi un dj funk. È pieno di surfisti e montagne di due metri di ogni nazione a bere ettolitri di Super Bock (la birra locale). Sebbene sia troppo bello devo rientrare che domattina parto presto ed in più ho le gambe con ustione sesto grado. Appena rientro, circa 23:30 ora locale, la coppia cinese cena, fa lavatrice e gioca separatamente con gli smartphone... dico io... invece d vdè dov mett i mèn (so strani sti cinesi). Sveglia puntata alle 7:30 ora locale, sistemo le ultime cose, preparo i panini, mangio i pavesini avanzati da Bologna, mi lavo con lo svelto al limone e parto. Mal di testa incessante, il fisico comincia a risentirne. Stamattina più che un ciclista sembro un surfista jamaicano in disuso alla ricerca della gangia! Le gambe bollenti infatti mi impongono i pantaloni africani sulla tuta da bici. Esco. Supervento e cielo coperto, gran dono questo. Visito due spiagge da cartolina che con l'oceano incazzato assumono un grido di libertà. Molti surfisti, in canotta e pantaloncini (non so come fanno per il freddo ed il vento a 100km/h) fanno il sopralluogo e a breve si butteranno. Continuo a perdermi. Mai perdersi di domenica in Portogallo! Non c'è un'anima in giro ma il buon Dio mi sostiene e da lontano intravedo un pescatore in bici con tanto di canna nello zaino e secchio col pescato fresco. Gli corro dietro, si spaventa, lo assicuro. Cerco solo la strada per Sagres. Ci capiamo a gesti e mi salva la vita! Peppina invoca l'eutanasia. La bolla sulla ruota anteriore è sempre più proninciata ed in più comincia a farmi i dispetti. Oggi i freni anteriori (sempre loro) sebbene sistemati ieri, restano appoggiati sulla ruota creando attrito ed amplificando la fatica. La accarezzo e le spiego che manca poco, oggi è la penultima tappa in bici e domani toccheremo insieme la punta più estrema dell'Europa Occidentale. Speriamo mi dia ascolto, la vedo un po' offesa! Pedalare disattiva il cervello e ti proietta sulla strada per poi restituirti pensieri ed acido lattico alla fine della tappa; ma la fatica accresce l'apprezzamento e la conquista. Faccio sosta in un paesino e mentre passo in una stradina deserta mi corre dietro un tipo sulla cinquantina ubriaco e a torso nudo! Gli grido: k k... vu! E scappo! Altra sosta. In una caletta due tedesche in una fiat 500 (non è una barzelletta) cercano di parcheggiare il bolide. Il parcheggio ospiterebbe anche un pullman ma loro non riescono facendo andare su tutte le furie il posteggiatore portoghese che le prende a male parole in lingua madre! Mi fermo per godermi la scena. Le tedesche ci rinunciano ed io riparto! Per strada vedo un Santuario. In piena discesa inchiodo, smonto lo zaino e parcheggio Peppina attaccandola al guard rail sulla scorrimento veloce. È il Santuario della Madonna di Guadalupe. Entro, prego, pranzo. Nel frattempo arrivano tre milf sulla sessantina ed io sorrido pensando che preghino il miracolo! Battute inespresse a parte, riparto. Apro una Red Bull che mi sento una pezza ma fa veramente schifo così la uso per lavarmi le mani! Dopo circa 40 km scorgo da lontano Sagres e nella mia testa suona come l'inno di Mameli quando Cannavaro alzò la coppa nel 2006. Trovo subito la stanza prenotata. Check-in, doccia, riposo e giro in centro. Domani il giorno della meta e dell'addio a Peppina e la cosa mi rattrista. Ciao belli.



Day7: dopo l'arrivo e il pisolino a Sagres, ultima fortezza occidentale, faccio una passeggiata pre cena e mi imbatto nel mondo del surf. Sembra di essere in California, pieno zeppo di folli che aspettano l'onda giusta e quelli fuori dall'oceano rigorosamente scalzi! Per fare questo sport occorre fisico e coraggio. Chapeau. Incontro un novarese sorridente per essersi trasferito qui come gelataio in un bar. Mi ha detto che si sta alla grande e che il clima è sempre mite. In Italia non va niente mi dice. Io faccio spallucce, enuncio la mia provenienza e il discorso finisce in modo naturale! 
Prima di fare la spesa per cena visito il porto e la fortezza ma in un istante accade l'imprevedibile (o il prevedibile): Peppina muore. Sagres 21 Maggio 2017. Si è così, si è spezzata la catena. È come se ad un'auto si rompesse il motore. Dopo un'onorata avventura e mille esperienze condivise la fa finita sul più bello lasciandomi un giorno prima del tempo. Ci resto male ma capisco che a volte bisogna sapersi staccare dalle cose o dalle persone. Rientro. La parcheggio ugualmente legandola ad un palo. Salgo e lancio le lasagne precotte nel microonde, poi un twix e quindi su booking alla ricerca di un posto in cui dormire a Lisbona. Crollo. Sveglia alle 7:30, ho un sonno boia ma devo partire perché sono a piedi. Stanotte una coppia ha fatto sesso come non dovesse esistere un domani e il mio riposo viene disturbato per un po'. Dopo l'accoppiamento sicuramente lui è morto, tipo mantide religiosa. Colazione. Qui ti consegnano le regole del soggiorno in cui c'è scritto anche quando devi andare in bagno! Tra queste spicca il "don t take away food at breakfast"... chiaramente disattendo, eludo la sorveglianza e scappo come un ladro con tre panini prosciutto e formaggio! Si parte per il traguardo: Cabo San Vincent a piedi. Esco dall'affittacamere ma... colpo di scena. Peppina è li, ferma, mi guarda, la guardo. Dopo una piccola titubanza si offre per accompagnarmi come porta zaino. Non le voglio far perdere il prossimo immenso scenario e così accetto. Questi ultimi 6 km sono ricchissimi. Mi avvio trascinando super Peppina che da orgogliosa battagliera come quelle di un tempo, mi da una grande mano nelle piccole pendenze in discesa. I gabbiani portoghesi sono più simpatici, sarà l'oceano che da loro più spazio! Incontro una coppia sulla sessantina di olandesi in bici superattrezzate. Racconto loro la mia avventura e ci tengono a scattare una foto con me! Apprezzo e via col selfie. Un'ora e sono quasi sul punto più estremo dell'ovest d'Europa. Il cammino per raggiungere il confine con l'oceano è simile a Castel Pagano e si potrebbe solo a piedi; ma non demordo e ci porto anche Peppina con evidenti difficoltà. Traguardoooo! Faccio la diretta e sono un misto tra felice, emozionato, grato e su di giri! Dopo pochi minuti giungono due coppie di svizzeri sulla cinquantina. Uno dei quattro è un prof. di lingue ed è il top. Simpatico e con una risata contagiosa. Anche a loro racconto la mia esperienza, mi fanno domande e ridono di gusto increduli nell'impresa! Abbracciano Peppina e me come fossimo amici da sempre! Grandi. Anche qui selfie estremo e poi al faro, commerciale ma un superfaro (spara luce nell'oceano con visibilità fino a 60 km!). È ora di rientrare ma non posso andar via così però. Devo sistemare Peppina. Avrei voluto regalarla a qualche bimbo di famiglie povere, ne ho incontrati tanti, ma qui è solo un avamposto e ci vivono pochi autoctoni, cosi la parcheggio davanti all'unica chiesa del posto (con la catena in una busta despar, lucchetto con chiavi, orologio e funi tiranti) e spero che il parroco o chi per lui le regali una nuova vita. Addio Peppina e grazie di cuore, ti porterò per sempre con me. Tutta questa energia, le onde, il vento, il sole e le spiagge mi richiamano continuamente "Semplicemente andare", brano coprodotto e composto, ognuno per le sue maestrie, da me e quei due ragazzacci del ministro Luigi Frak e l'onorevole Lombardi. Tenetevi forte che sarà fuori i primi di giugno! Pranzo con i panini rubati e prendo un autobus per Lagos e poi ancora per Lisbona. Ne ho per un po' di ore e domani vi racconterò la capitale. Ciao belli!




Day8: il viaggio per Lisbona dura circa quattro ore ed incontro immancabili sonnacchiate a bocca aperta e colli penzolanti. Apprendo della morte di Hayden e la cosa mi rattrista terribilmente. R.I.P. campione. Dopo circa quattro ore giungiamo. Scendo alla stazione centrale degli autobus ed imposto il navigatore con direzione affittacamere. Lisbona è grande e l'agegio mi indica 5,9 km. La mia ostinata repulsione verso i mezzi pubblici mi porterà alla rovina, ci impiego quasi due ore ed arrivo più morto che vivo ma almeno m
i permette di partire dalla periferia. Ok. Entro ed il posto non mi sembra il massimo. La mia sensazione si conferma dopo qualche minuto. In camera un bidet e un lavandino, finto parquet e vista su un'arteria principale: bingo, non poteva andarmi peggio, meno male sono solo due notti. I bagni sono fuori in comune (questo lo sapevo) e la famiglia proprietaria vive all'interno della struttura. La signora cucina nella stanza accanto al bagno. La zona è semicentrale e ci sono un miliardo di orientali tra food e negozietti. Io faccio doccia che come da copione si ottura, mi lavo con l'unica saponetta in dotazione e i capelli con il sapone liquido per le mani. Non ho forze ma devo mettere qualcosa sotto i denti così scendo e a cento metri ceno da amici mao mao: pollo, patatine e riso. Rientro subito ed incontro un cinese che piscia al muro nella pace più assoluta. I suoi amici ridono, i turisti attoniti, io faccio finta di niente, nell'esperienza in Africa ho appreso che lì è quasi la normalità. Avrei voluto dirgli: "str... girati bene che ce l'hai piccolo, ma mi sono astenuto che li fanno tutti almeno un'arte marziale! Finalmente casa. Chiedo un altro cuscino ma dopo mille giri (in portoghese le parole finiscono tutte in ao) mi comunica che non ne hanno neppure uno in più... "però se vuoi c'è una coperta". Sorrido e gli dico: "we don't stay at the north pole" (baccalà che fa ca cupert)! Ride. Vorrei dirgli "k k... rid, va ccatt i cuscin cchiuttost"... però desisto, ringrazio e buonanotte. Sveglia naturale alle 8:30 ora locale. Dormo molto male. Il traffico h24 assimilabile a quello di Cotonou (capitale del Benin) mi sveglia di continuo. Ambulanze, polizia, ubriachi che gridano, macchine, moto e chippiùnehapiùnemetta! Apro la Repubblica on line, leggo dell'ennesimo attentato. Mi chiedo come cazzo sia possibile tanto odio ed oggi sono anche 25 anni da Capaci, la storia dovrebbe insegnare... Perplesso mi lavo ed esco. Colazione in un bar figo e lentamente verso il fiume, dopo voglio ritornare in centro. Non ho più magliette e decido di comprarne una low cost da un Bangladesh. Propongo un "due cinque euro" ma risponde che non lo può fare ai turisti perché sono ricchi! Mi diverto e gli spiego che ha sbagliato italiano! Acquisto e via. In centro (mi capita continuamente) attiro l'attenzione di diversi spacciatori. Bamba? Bamba? - no thanks no thanks. - italiano io ho quella buona - e capit ma n fum! Cià! Cammino e noto molti poveri uomini in attesa davanti ai diecimiliardidinegozi per le compere femminili. Lisbona è una bella donna, divorziata ma con un lavoro. Ha i suoi figli sparsi un po' ovunque. Cerca di prendersi cura di tutti ma non è affatto facile. Le periferie sono tipiche delle metropoli, li ci vivono i figli meno fortunati, poi gli anelli semicentrali pieni zeppi di uffici, ristoranti altolocati, negozi importanti e parcheggi sotterranei, li ci vivono i figli in gamba o semplicemente con più culo, i primi della classe col macchinone e la camicia. Infine i figli adottivi in centro, turisti da tutto il mondo abbindolabili da superofferte di ogni genere. Io credo di rientrare nei figli in affidamento, quelli che devono apprendere come funziona, apprezzare, ringraziare e poi camminare sulle proprie gambe. Dopo altri 4-5 km le gambe non mi reggono e rientro. Pranzo con viveri acquistati nel primo supermercato e riposo. Nella passeggiata pomeridiana penso, penso e ripenso. Penso ad esempio alle feste patronali nella mia terra che in questo periodo dell'anno riaccendono luminarie, vitalità e speranze. Credo siano devozioni e tradizioni bellissime che non dovrebbero mai svanire così come ammetto che "sentirle" è intimo e personale, certo è che mi piacerebbe se molti aspetti in esse contenuti cambiassero forma e dimensione, forse avvicinerebbero più cielo e terra, fede e uomini. Ora Birretta. Domani pubblicherò l'ultimo giorno con le mie riflessioni generali! Ciao belli!


Day9 (come back): nella passeggiata pomeridiana (5 km... non vi fidate mai delle cartine che sembra tutto vicino), incontro due carlini (cani) che per formazione fisica e caldo stanno per morire. In più scavano sulle mattonelle (forse cercano i diamanti). Provo a dire al padrone che così è peggio ma mi lascia intuire "fatti i k.. tuoi"... e allora ci vediamo ai funerali, k te dic! Passo accanto ad un bar non centralissimo. Un tipo tira fuori un rutto in LA maggiore da fare invidia a Pavarotti. Mi scappa a bassa voce un "Sant Martin" ma mi sente ugualmente e mi saluta. Ceno a Chinatown da un amico indiano che poi mi rivela di aver imparato a cucinare in Spagna. Azzardo un piatto di spaghetti panna e prosciutto e lui per farmi capire cos'è la nata, si butta la panna (appunto) sulle mani! Cominciamo bene! Gli dico di "calare" per due che ho fame, dice che il prezzo cambia, no problem fratè! Chèl! Si presenta con un piattazzo che ci vogliono due persone per mangiarlo e tre per trasportarlo. Bello, invitante e soprattutto buono. Mi porta anche ketchup e maionese. Gli spiego che così rovina la poesia ma li lascia comunque sul tavolo. Va bhè! Finisco tutto tutto! Mi sento pesante ma ne è valsa la pena. Spero stanotte non mi venga il cagotto! Poi rientro e nanna, o almeno ci provo. sono le 6:00, mi alzo, ho i glutei (il culo) come se abitassi da sempre a San Marco in Lamis, sistemo le ultime cose, consegno le chiavi al tipo che mi accoglie in canottiera bianca e occhi gonfi come un toro svegliato in pieno sonno. Ma ho eseguito solo gli ordini, le chiavi si lasciano sempre! Mi avvio a prendere la metro per l'aeroporto, lo raggiungo in mezz'ora e subito check in. Aeroporto organizzato e con supercontrolli. Perquisiscono anche un neonato, temevo gli facessero togliere anche il pannolino! Si sente che sto tornando in Italia, e poi volo per Napoli! Il livello dei decibel delle conversazioni è più alto del 38%, si gesticola, molti non rispettano la fila e anche i bambini, a differenza di quelli europei, sembrano più vivaci! Finalmente si decolla. In aereo capito accanto a due ucraine sulla cinquantina con una bottiglia di vino in dono come regalo da fare. Una delle due ha lo stesso identico biglietto di una donna mediorientale. Amma vdè s ciamma bbijà. Finalmente partiamo con un'ora di ritardo. Io dormo. Mi sveglio e scambio due chiacchiere con la russa, dice che l'Italia fa schifo per tanti aspetti e che vuole rientrare in Ucraina. Poi mi dice che sono pazzo per quello che fatto!
5.603 km in 11 giorni (circa 37 a piedi, circa 210 in bici (in 5 giorni), circa 4.218 in volo, circa 638 in autobus, circa 500 in treno). Questo cammino, sia fuori che dentro, mi ha insegnato e ricordato tante cose e molti valori. Noi uomini siamo così, spesso dimentichiamo ed abbiamo bisogno di perderci in terre lontane per ritrovarci. Senza Peppina, con un'altra bici, che so una Belen, una Magda o Iris, sarebbe stato tutto più semplice, ma forse con un viaggio interiore meno carico di gratitudine... questi giorni mi hanno richiamato alla mente che la strada è come la vita, per ogni salita c'è una discesa e viceversa, che il percorso, e dunque il lavoro, che non fai oggi lo dovrai comunque fare domani se vuoi raggiungere la meta, che devi viaggiare leggero, occorre solo l'essenziale, che quando prendi il ritmo e gambe e battiti del cuore sono sincronizzati, devi solo andare, avanti tutta senza fermarsi o voltarsi indietro. Pensi a quante volte ti balena per la mente l'idea di mollare, e invece no, stringi i denti ed ingrani un pensiero positivo che ti permette di continuare. Impari a riconoscere che la bellezza è nel modo di essere in viaggio. Apprezzi la bellezza delle piccole cose, una sosta, un caffè, un saluto, un incontro, un confronto, i panorami, un sorso d'acqua. Ti accorgi che il rischio di andare oltre la comodità della normalità dei nostri giorni, aiuta a respirare, rinascere, immettere serotonina. Ho assaporato l'amaro retrogusto di quanto è facile sbagliare strada ed a volte complicatissimo ritrovare le energie, gli stimoli, le indicazioni, le direzioni giuste. Osare, è questo che ha da sempre spinto la follia delle grandi menti che poi hanno realmente apportato cambiamenti e bene per gli uomini. Cambiamo auto, gusti, cibi, bevande e vestiti ma non riusciamo a mettere in discussione un idea, sciupando così la straordinaria opportunità di aprire la visuale e vedere il mondo da un altra prospettiva. Abbiamo inventato tutto ma buttato nel cesso il rispetto per gli altri. Il genere umano inutilmente spende energie dietro all'invidia, alla cattiveria, al parlottare alle spalle, a godere per chi non ce la fa. Che poi dalla creazione del mondo si sa che c'è sempre stato chi parla e chi fa, sta a noi collocarci nell'una o nell'altra categoria. Chi parla in genere ama dire "te l'avevo detto io" e similari, chi fa invece fa, spesso in silenzio... chiaramente può anche sbagliare, ma fa. SCUSATE LA DIGRESSIONE. Atterriamo a Napoli alle 14:00 ora italiana. Questa città non la commento, non me ne vogliate. Navetta per la Stazione Centrale. Scavalco un ubriaco che ostruisce il passaggio che avevo imboccato in mezzo a uomini e caos di nonsoquantenazioni.
Prendo un pullman per Foggia e poi ancora un treno per Apricena.
Si ritorna alla normalità con le gambe a mezzo servizio, abbronzatura da muratore, voglia di novità, il bagaglio carico di indumenti da lavare ed il cuore insaccato di immagini e sensazioni positive a colorarmi occhi e anima. Le emozioni sono nulla se non condivise quindi grazie per aver tifato per me e per avermi letto, anche voi siete stati parte del mio viaggio. Ci risentiamo presto, lo spero vivamente. Buona vita osando sempre, amici. Un abbraccio immenso. Ciao belli!












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