I diari della Peppina - Portogallo in bici Maggio 2017
Day0: Siviglia - Lisbona attraversando l'Algarve in bici. Soli con se stessi è il modo migliore per risintonizzarsi con la vita, rivalorizzarne il gusto e la bellezza; un viaggio fuori e dentro che, periodicamente, salva e rispolvera l'anima.







Day7: dopo l'arrivo e il pisolino a Sagres, ultima fortezza occidentale, faccio una passeggiata pre cena e mi imbatto nel mondo del surf. Sembra di essere in California, pieno zeppo di folli che aspettano l'onda giusta e quelli fuori dall'oceano rigorosamente scalzi! Per fare questo sport occorre fisico e coraggio. Chapeau. Incontro un novarese sorridente per essersi trasferito qui come gelataio in un bar. Mi ha detto che si sta alla grande e che il clima è sempre mite. In Italia non va niente mi dice. Io faccio spallucce, enuncio la mia provenienza e il discorso finisce in modo naturale!

Day8: il viaggio per Lisbona dura circa quattro ore ed incontro immancabili sonnacchiate a bocca aperta e colli penzolanti. Apprendo della morte di Hayden e la cosa mi rattrista terribilmente. R.I.P. campione. Dopo circa quattro ore giungiamo. Scendo alla stazione centrale degli autobus ed imposto il navigatore con direzione affittacamere. Lisbona è grande e l'agegio mi indica 5,9 km. La mia ostinata repulsione verso i mezzi pubblici mi porterà alla rovina, ci impiego quasi due ore ed arrivo più morto che vivo ma almeno m


5.603 km in 11 giorni (circa 37 a piedi, circa 210 in bici (in 5 giorni), circa 4.218 in volo, circa 638 in autobus, circa 500 in treno). Questo cammino, sia fuori che dentro, mi ha insegnato e ricordato tante cose e molti valori. Noi uomini siamo così, spesso dimentichiamo ed abbiamo bisogno di perderci in terre lontane per ritrovarci. Senza Peppina, con un'altra bici, che so una Belen, una Magda o Iris, sarebbe stato tutto più semplice, ma forse con un viaggio interiore meno carico di gratitudine... questi giorni mi hanno richiamato alla mente che la strada è come la vita, per ogni salita c'è una discesa e viceversa, che il percorso, e dunque il lavoro, che non fai oggi lo dovrai comunque fare domani se vuoi raggiungere la meta, che devi viaggiare leggero, occorre solo l'essenziale, che quando prendi il ritmo e gambe e battiti del cuore sono sincronizzati, devi solo andare, avanti tutta senza fermarsi o voltarsi indietro. Pensi a quante volte ti balena per la mente l'idea di mollare, e invece no, stringi i denti ed ingrani un pensiero positivo che ti permette di continuare. Impari a riconoscere che la bellezza è nel modo di essere in viaggio. Apprezzi la bellezza delle piccole cose, una sosta, un caffè, un saluto, un incontro, un confronto, i panorami, un sorso d'acqua. Ti accorgi che il rischio di andare oltre la comodità della normalità dei nostri giorni, aiuta a respirare, rinascere, immettere serotonina. Ho assaporato l'amaro retrogusto di quanto è facile sbagliare strada ed a volte complicatissimo ritrovare le energie, gli stimoli, le indicazioni, le direzioni giuste. Osare, è questo che ha da sempre spinto la follia delle grandi menti che poi hanno realmente apportato cambiamenti e bene per gli uomini. Cambiamo auto, gusti, cibi, bevande e vestiti ma non riusciamo a mettere in discussione un idea, sciupando così la straordinaria opportunità di aprire la visuale e vedere il mondo da un altra prospettiva. Abbiamo inventato tutto ma buttato nel cesso il rispetto per gli altri. Il genere umano inutilmente spende energie dietro all'invidia, alla cattiveria, al parlottare alle spalle, a godere per chi non ce la fa. Che poi dalla creazione del mondo si sa che c'è sempre stato chi parla e chi fa, sta a noi collocarci nell'una o nell'altra categoria. Chi parla in genere ama dire "te l'avevo detto io" e similari, chi fa invece fa, spesso in silenzio... chiaramente può anche sbagliare, ma fa. SCUSATE LA DIGRESSIONE. Atterriamo a Napoli alle 14:00 ora italiana. Questa città non la commento, non me ne vogliate. Navetta per la Stazione Centrale. Scavalco un ubriaco che ostruisce il passaggio che avevo imboccato in mezzo a uomini e caos di nonsoquantenazioni.
Prendo un pullman per Foggia e poi ancora un treno per Apricena.
Si ritorna alla normalità con le gambe a mezzo servizio, abbronzatura da muratore, voglia di novità, il bagaglio carico di indumenti da lavare ed il cuore insaccato di immagini e sensazioni positive a colorarmi occhi e anima. Le emozioni sono nulla se non condivise quindi grazie per aver tifato per me e per avermi letto, anche voi siete stati parte del mio viaggio. Ci risentiamo presto, lo spero vivamente. Buona vita osando sempre, amici. Un abbraccio immenso. Ciao belli!
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